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- Da un punto di vista musicale, nelle numerose opere che precedettero la "Trilogia Popolare" Verdi aveva
già mostrato una notevole originalità.
Le derivazioni dai precedenti moduli espressivi sono abbastanza chiare: da Rossini e Donizetti viene la
struttura ritmica forte e simmetrica, da Bellini l'attenzione alla melodia come base della costruzione
musicale (e la corrispondente scarsa attenzione per l'armonia che gli veniva contestata dai Wagneriani).
- La personalità verdiana si manifesta comunque sin dalle prime opere, in un maggiore spessore
orchestrale rispetto ai modelli precedenti, e soprattutto nel ruolo di spicco affidato alle masse corali.
Nella "Trilogia" Verdi passa ad un'analisi più ravvicinata dei protagonisti, mentre il coro retrocede in
secondo piano. "Il Trovatore" è certamente la più convenzionale delle tre, ed infatti il coro
vi ha ancora una parte molto importante, mentre in "Rigoletto" lo scavo sul protagonista è già
portato a livelli quasi "pre-veristici".
"La Traviata" è certamente il culmine della Trilogia, ed in essa si notano svariate innovazioni musicali.
Ma cominciamo dall'opposto: le caratteristiche più "tradizionali" nella Traviata.
- La grande aria "Sempre libera degg'io" viene spesso citata come l'ultimo omaggio di Verdi al "bel canto" di
agilità, e possiamo essere d'accordo, visto che l'agilità in Verdi andrà sempre più
assumendo caratteristiche di "forza" e "drammaticità", separandosi nettamente dall'esibizione di scale
ed arpeggi tipica dei moduli belcantistici.
Altra particolarità "tradizionale" è il continuo ricorso al tempo di Valzer, che però
qui acquista una valenza "psicologico-descrittiva" (rappresenta l'ambiente e la mentalità in cui la
protagonista si muove) ed è certamente molto appropriato, a differenza dell'uso spesso
"popolaresco" di Valzer e Polacche in momenti di alta drammaticità, rintracciabile in molte altre
opere del bussetano.
Ma passiamo alle novità.
- La grande penetrazione psicologica e la modernità del personaggio di Violetta permettono a Verdi
di abbandonarsi ad un melodizzare che si svincola dai moduli "drammatici" sinora utilizzati, per approdare
ad un canto intriso di romanticismo, con ascendenze Schubertiane.
In questo ambito, notiamo la bellezza "cameristica" di "Ah forse è lui", accompagnato sommessamente
dall'orchestra, alcuni momenti del duetto con Gérmont, e lo struggente "Addio del passato", in cui
l'atmosfera di "Ah forse è lui" torna con maggiore dolcezza, producendo uno dei maggiori "picchi"
di diafana tristezza in tutto Verdi.
Dal punto di vista formale è molto interessante il duetto Violetta-Gérmont padre, in cui la
classica struttura di recitativi, arie, cabalette ecc. viene forzata e stravolta per servire alla situazione
drammatica in continuo mutamento, con la giustapposizione di quasi una decina di sezioni diverse.
- Il "romanticismo intimistico" costituisce la vera novità della Traviata, espresso con un modulo che
si ripete più volte nel corso dell'opera: alla riflessione, tradotta con toni cameristici, segue
l'espansione melodica, accompagnata dall'orchestra con maggior vigore e slancio.
Esempi nelle precedenti arie: "Ah forse è lui" si espande in "Ah, quell'amor"; "Addio del passato" si
slancia in "l'amore d'Alfredo perfino mi manca"; il culmine viene raggiunto in "Amami Alfredo" uno slancio
che, preparato da varie pagine di partitura, presenta improvvisamente il tema del Preludio con tale effetto
da continuare a commuovere generazione dopo generazione.
- Concludiamo con alcune particolarità melodico-armoniche: la tonalità di Fa maggiore appare
quasi sempre legata ai momenti dell'amore tra Violetta ed Alfredo, anche nel corso di arie in minore; il
minore è invece riservato ai momenti di riflessione.
Ma forse la particolarità più interessante è nel legame "nascosto" tra il momento di
massima gioia e quello di massimo dolore: è noto che il celebre brindisi "Libiamo nei lieti calici" inizia con una sesta
maggiore.
La stessa sesta, ma minore, inizia l'"Addio del passato", che contiene altri moduli melodici (come
le quartine) in diretto rapporto "speculare" con la melodia di "Libiamo", tanto che si può affermare
che il genio di Verdi ha voluto dare un autentico "negativo" del "brindisi" nell'aria di addio alla vita di
Violetta.
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