Ironia e melodia nel Barbiere

di Marco Milano

  • Il Barbiere di Siviglia è certamente l'opera comica di maggior fortuna nel repertorio rossiniano. L'immediatezza della musica, il ritmo incessante, le trovate comiche, tutto contribuisce a fare di quest'opera forse l'unica (assieme all'opera seria Guillaume Tell) a non aver conosciuto momenti negativi dalla composizione ai giorni nostri.
    Ma la semplicità dell'ascolto è direttamente proporzionale alla difficoltà di un'analisi critica.

  • Il fascino del ritmo rossiniano nasconde infatti un atteggiamento equivoco verso le stesse passioni rappresentate, ed è segnalato dal trattamento della melodia: nel Barbiere in realtà non esiste quasi mai una vera e propria melodia, in quanto vi si nota una continua frammentazione degli incisi, che vengono utilizzati attraverso gli artifici della ripetizione e dell'intensificazione ritmica in modo da dare una grande vitalità al fluire melodico pur senza melodie spianate.
    Queste caratteristiche, presenti anche nelle altre opere comiche di Rossini, contrastano non solo con il sentimentalismo ed il melodismo tipici delle precedenti opere della morente scuola napoletana, ma anche con la maggior lunghezza ed articolazione delle melodie rossininane nelle sue opere serie.

  • Questo "antimelodismo" potrebbe dunque essere considerato come l'indice dell'atteggiamento rossiniano nei confronti delle vicende comiche: un atteggiamento che da molti critici è stato definito di amara ironia, in contarsto con il senso di abbandono gioioso che si prova all'ascolto. La corretta interpretazione delle caratteristiche compositive del rossini comico è un problema che non trova facilmente una soluzione: si resta sempre nel dubbio, tra un'analisi psicologica che interpreta il melodizzare interrotto, l'uso del contrappunto e il mancato abbandono al pathos come chiaro segno del distacco ironicamente amaro di Rossini dal libretto e conseguentemente dell'atteggiamento distaccato di Rossini nei riguardi della vita del suo tempo.

  • Praticamente, Rossini non crederebbe nei lieti finali delle sue opere comiche, e per questo il trattamento musicale sarebbe meccanico e senza abbandoni sentimentali, con un virtuosismo astratto di grande impatto vocale ma senza coinvolgimento se non quello ritmico.
    Inoltre, i finali dei Primi Atti, sempre all'insegna della confusione, sarebbero un'ulteriore conferma di questa tesi "negativa", che vede un Rossini precursore del moderno teatro e delle inquietudini del nostro secolo.

  • Noi però non ce la sentiamo di sottoscrivere in pieno queste tesi, e ci sembra che tale interpretazione, legata alla "Rossini Renaissance", sia stata influenzata dalla visuale moderna tanto quanto lo furono la fortuna ed il declino di Rossini dalle visuali delle rispettive epoche, e che vi sia il rischio di forzare la realtaà della musica del pesarese.
    Se si getta uno sguardo alle opere serie, si può notare come il tema illuministico e neoclassico del "bello ideale" sia alla base di queste creazioni, che cercano di costruire un mondo ben lontano da quello che si stava realizzando in quegli anni: si potrebbe dunque cercare di analizzare anche la produzione comica alla luce di questi fatti, il che porterebbe a ridimensionare il senso di distacco, l'amarezza e la presunta falsità della gioia rossiniana.

  • Più semplicemente, la gioia e la comicità non vengono espresse tramite il melodizzare, ma tramite il pulsare ritmico, che provoca nello spettatore sensazioni ben diverse da distacco, alienazione ed incredulità, ed anzi generano una comicità irresistible ed un interesse musicale tutt'altro che distaccato, che difficilmente si potrebbe definire "falsa gioia".
    La mancanza di melodie ed il senso di fredda ironia sarebbero in realtà dei portati del concetto neoclassico di "bello ideale", che se applicati all'opera comica provocano la costruzione di forme perfette cui ovviamente manca quell'abbandono sentimentale che sarebbe già un'increspatura nell'ideale neoclassico. Una chiave di lettura che spiegherebbe molti dei segnali negativi presenti nel Barbiere, senza ribaltarne la natura di opera genuinamente comica.


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