Complessità e verismo di Tosca

di Marco Milano

  • Quando si parla di Tosca solitamente si classifica quest'opera come quella in cui Puccini si è maggiormente avvicinato al verismo italiano; questo accostamento sembra giustificato dal tipo di vocalità, nettamente più drammatica rispetto a Bohème e Butterfly, alla trama "eroica" solitamente aborrita da Puccini (che preferiva i sentimenti della gente semplice), ai particolari trucolenti, come la tortura di Cavaradossi, e così via.
    Se invece si analizza con attenzione la partitura di questo capolavoro, si viene a scoprire che il "verismo" in Tosca è quasi totalmente un'impressione esteriore, un avvicinarsi ai risultati veristici tramite operazioni musicali diverse e spesso opposte.

  • In realtà, in Puccini è sempre la struttura musicale a prevalere nella determinazione dell'azione drammatica, mentre i veristi tentavano di abbandonare i condizionamenti strutturali per rendere direttamente la drammaticità di una vicenda con la musica che più o meno "di getto" ne scaturiva.
    Ma allora come spiegare le differenze tra Tosca e le altre opere di questo periodo? La questione è complessa: per quanto riguarda la trama, nel libretto fu cambiato l'ordine di alcune scene de La Tosca di Sardou, il dramma teatrale da cui fu tratta l'opera, con l'effetto di avvicinare i momenti di seduzione e di morte. Questo accostamento viene così a ricordare il tipico gusto scapigliato.

  • L'eroismo patriottico invece è un vero punto di originalità in Puccini, ma a ben guardare risulta abbastanza esteriore: l'entusiasmo manifestato in Vittoria, vittoria è musicalmente secondario rispetto alla disperazione di Cavaradossi prima dell'esecuzione (E lucean le stelle), una disperazione completamente personale ed amorosa, senza nessuna concessione al tema rivoluzionario.
    Floria Tosca poi, ha nel lungo duetto del primo atto e nell'aria Non la sospiri delle connotazioni spiccatamente romantiche, che nonostante il carattere deciso e la morbosa gelosia non lasciano presagire la possibilità di un gesto come l'uccisione di Scarpia.
    L'incapacità di reggere alle grida di dolore di Mario, la preghiera disperata del Vissi d'arte, tutto concorre a delineare una personalità ben diversa dal grido di Io quella lama e dal finale Scarpia, avanti a Dio!. Infatti, il Do della lama è subito seguito dalle considerazioni sulle mani sporche di sangue, totalmente prive di eroismo e decisamente di gusto decadente.
    La chiave di lettura del personaggio di Tosca sembra dunque quella del contrasto tra la gentilezza e l'amore ed il gesto omicida, un contrasto tipicamente scapigliato in cui la crudeltà dell'uccisione non deriva dal personaggio che la commette ma dall'alone demoniaco che circonda l'ucciso, che si espanderà tramite l'inganno della finta fucilazione ed il suicidio di Tosca sino ad eliminare tutti i protagonisti.

  • Il vero punto di stacco tra Tosca e le altre opere di Puccini è la "lacerazione" della vocalità pucciniana, spinta dalle continue mutazioni dei motivi legati ai due protagonisti, mentre la crudeltà di Scarpia è rappresentata da una grande uniformità di canto.
    La parte di Scarpia è un banco di prova per qualunque baritono anche per lo sforzo necessario a sostenerne la tensione in una tessitura sempre simile, che rischia di rendere poco interessante per il pubblico una parte di notevole impegno.
    I due protagonisti sono invece caratterizzati da grande mobilità tematica: le arie principali sono immerse in un mare di melodie in continua variazione, tramite procedimenti musicali di tale complessità da rappresentare un apice nell'elaborazione tematico-melodica pucciniana.
    In Madama Butterfly ci sarà infatti un ritorno alla melodia spiegata, con un abbandono delle impervietà precedenti favorito dall'esotismo della trama.

  • Si può dunque considerare Tosca non come un avvicinamento al verismo, ma come un'opera genuinamente pucciniana, in cui gli effetti drammatici e la frammentazione melodica del canto derivano innanzitutto da ragioni musicali, ed in secondo luogo da una diversa disposizione del consueto materiale pucciniano.
    Quella che in Boheme è la crudeltà della malattia, in Tosca diviene la crudeltà di un uomo, il contrasto tra i valori positivi dell'amore ed un destino di morte si svolge con maggior concitazione, attingendo a temi scapigliati, ma essenzialmente il percorso è lo stesso: in Butterfly vedremo riabbassarsi la tensione esteriore, ma anche qui il destino tragico sarà deciso dalla crudeltà (sentimentale) di un uomo, Pinkerton, che per la prima volta sarà contemporaneamente protagonista positivo e negativo.
    Questo arco si interromperà solo con la crisi che colse Puccini nella composizione della Fanciulla del West.


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