Don Giovanni: i perché di un capolavoro

di Marco Milano

  • Don Giovanni è considerata dalla maggioranza dei critici come il più grande capolavoro del genio mozartiano, e molti ritengono addirittura che ci troviamo di fronte all'opera più perfetta mai composta nella storia della musica.
    Queste affermazioni non ci trovano d'accordo, in quanto a nostro avviso non è possibile fare "classifiche" di capolavori di questo livello, ma soprattutto non è corretto confrontare opere di epoche e stili totalmente diversi. Come si può confrontare tra loro coppie di opere come Don Giovanni e Die Zauberflöte, Traviata e La Bohème, o addirittura Lucia di Lammermoor e Lohengrin, Carmen e Il Barbiere di Siviglia, e decidere quale sia maggior capolavoro? Di fronte a titoli come quelli elencati non si può che tacere ammirati. Ma non si può negare che Don Giovanni sia un capolavoro di perfezione quasi sovrumana, ed il senso di appagamento, di raggiunto equilibrio, di totale sfruttamento delle forme, di genialità "divina" che promanano da quest'opera devono pur avere una ragione.
    Qui tenteremo, brevemente come sempre, di trovare il maggior numero di "perché" a tali sensazioni e giudizi, non dimenticando che nell'arte il capolavoro non si giudica a tavolino con le pagelle in mano, ma si "sente" nell'intimo della propria umanità.

  • Iniziamo con una testimonianza: una giovane studentessa di canto, che sino a quel momento aveva ascoltato solo Verdi e Puccini, dopo avere assistito al suo primo Don Giovanni rimase molto colpita e lo definì "un capolavoro". Interrogata sul perché di tanto entusiasmo, mi disse: "Perché non ci sono mai momenti noiosi".
    Eccoci dunque di fronte ad uno dei "perché": Don Giovanni è un'opera priva di momenti di "stanca", cosa che non si può dire di molti capolavori riconosciuti, che a momenti sublimi alternano pagine decisamente meno ispirate.
    Certamente l'ispirazione costante è una caratteristica tipicamente mozartiana (come è noto egli scriveva "di getto" e non faceva mai correzioni), ma anche nelle opere del genio salisburghese ci sono momenti meno interessanti, basti pensare al divario esistente tra il primo ed il secondo atto di Idomeneo, mentre in Don Giovanni abbiamo un continuum fatto di grandi arie, di momenti d'assieme e di recitativi, tutto sullo stesso altissimo livello.
    Abbiamo detto "recitativi", e questo è un altro dei grandi pregi del Don Giovanni: anche i recitativi non sono mai semplici collegamenti tra le arie utili solo alla comprensione della trama e poco apprezzabili dal gusto moderno degli spettatori, come in tante opere del '700. Invece la vis comica, i colpi di scena, l'equilibrio tra i personaggi, contribuiscono a rendere interessanti e piacevoli tutti i recitativi del Don Giovanni.

  • L'equilibrio tra i personaggi è un altro grande "perché", e tra i più importanti: il protagonista è certamente il dissoluto libertino, ma tutti i personaggi hanno arie di peso paragonabile e di grande bellezza: non si può negare che di fronte a Madamina, il catalogo è questo, Batti batti, Deh vieni alla finestra, Vedrai carino, Ah pietà, Ah chi mi dice mai, Dalla sua pace, Mi tradì quell'alma ingrata, non possiamo fare classifiche, così come di fronte a Là ci darem la mano, al mai eseguito Per queste tue manine (Duetto Leporello-Zerlina), al "duetto" tra la Statua e Don Giovanni che si conclude con la sua dipartita.
    Le cronache dell'epoca ci dicono che alcune arie furono aggiunte da Mozart per venire incontro alle richieste del primo Cast, altre sparirono, qualcosa fu aggiunto senza esigenze sceniche ed alcuni critici osarono dichiarlo "inutile", altri decretarono la debolezza del ruolo di Don Ottavio, ma in qualunque modo siano andate le cose, il risultato finale è un perfetto equilibrio.

  • Altra caratteristica che contribuisce grandemente al senso di "continuo capolavoro" in Don Giovanni è la bellezza dei momenti secondari: anche i minimi particolari appaiono realizzati con genialità, e passi che in altri casi sarebbero semplici transizioni sono di grande interesse musicale.
    Basti pensare alla bellezza di momenti quali ferite, ferite..., ai commenti di Don Giovanni e Leporello all'aria di Donna Elvira Ah chi mi dice mai, alle finezze nella scena del cimitero, (con la marmorea testa...), al coro di contadini, alla geniale fusione di ritmi diversi nel ballo al palazzo di Don Giovanni, alla reticenza di Masetto ad "affidare" Zerlina a Don Giovanni, eccetera.
    Certamente fondamentale nel rendere Don Giovanni un simile capolavoro è la potenza e la bellezza drammatica dell'ingresso della Statua del Commndatore, dei celeberrimi "Pentiti!... No!", e della discesa all'Inferno di Don Giovanni richiamato dagli spiriti.
    Molto si è scritto su questo e sul rapporto drammaticità-comicità che si viene a creare. A noi interessa invece il fatto che questa meravigliosa irruzione del Mozart drammatico in un'opera dal carattere buffo è di tale originalità, oltre che di bellezza intrinseca, da fornirci ulteriori "perchè", aggiungendo perfezione a perfezione: poche opere possono vantare al loro interno capolavori di potenza drammatica e capolavori di comicità!

  • Infine, possiamo notare che nel Don Giovanni l'orchestra non si lancia quasi mai in lunghi passi di introduzione o commento, frequenti in altre opere mozartiane, e questo contribuisce ad evitare pause drammatiche, mentre le sottigliezze e le meraviglie armoniche (di sconcertante novità per l'epoca) inserite nell'accompagnamento del canto ci ripagano ampiamente di tale carenza di passi puramente orchestrali.
    Ma ci sarebbero decine di altri momenti in cui il genio di Mozart rende con insuperata originalità gli stereotipi dell'opera buffa e di quella seria, su cui i critici hanno discettato per decenni.
    Ovviamente non possiamo in questa occasione ricordare altro, altrimenti potremmo andare avanti per pagine e pagine, ma vi invitiamo alla lettura dei numerosi saggi ed articoli esistenti sul Don Giovanni e sul teatro di Mozart in generale: vale la pena di approfondire un argomento che può gettare luce su tutta l'opera, anche strumentale, del grande salisburghese.


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