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- Lucia di Lammermoor può a ragione essere considerata la prima vera
opera romantica italiana.
Questa affermazione trova svariati riscontri musicali, storici, drammaturgici e stilistici, dei
quali daremo qui una breve e personale sintesi.
- Il genio di Donizetti, compositore di ben 70 opere, appare come un lampo in
alcuni capolavori, alternato a numerose opere composte solo per soddisfare le commissioni e di
scarso valore musicale. Ma la cosa interessante è che i capolavori non sono da cercarsi
tra le opere più meditate del bergamasco, ma tra quelle composte più rapidamente!
Lucia non fa eccezione, essendo stata realizzata in circa 40 giorni, ed è un vero lampo
di genio, che appare tra operine di tutt'altro peso e valore.
Nonostante i temi dell'amore-morte e dell'eroina femminile fossero già apparsi in embrione
sin dalle primissime composizioni, non si può parlare di una vera evoluzione di questi
temi, e non v'è una serie di opere "preparatorie" a Lucia, ma solo l'isolata Anna
Bolena: la Lucia appare improvvisamente, già perfettamente compiuta.
Possiamo dunque vedere un primo segno tipico del romanticismo in questa genesi improvvisa e non
meditata, un'arte frutto immediato del genio, di una "illuminazione".
- Se confrontiamo Lucia con le precedenti opere dei "rivali" Rossini e Bellini,
notiamo come in essa vi sia un nuovo gusto prettamente "romantico", inteso come grande senso del
dramma unito a sentimenti di purezza d'amore, di compassione profonda per l'eroina, di stretta
unione amore-morte (l'amore tra i protagonisti si compirà solo in cielo).
In Bellini l'idealizzazione, la purezza classica delle melodie, la leggerezza dell'orchestrazione,
la drammaticità sfumata, ne fanno un compositore "apollineo", le cui opere non possono
essere definite "romantiche" in senso pieno.
Rossini è invece più vicino al protoromanticismo,
le sue passioni sono sempre mediate da un distacco signorile, e nonostante quel fugace sguardo
al Romanticismo psicologico dato nel secondo atto del Guillême Tell, globalmente
quest'opera appartiene ad un Romanticismo composto e di sapore germanico.
Ulteriore conferma del primato donizettiano troviamo nel seguire la linea inaugurata da Lucia,
che si svilupperà nelle eroine verdiane sino a Leonora, Aida e Desdemona, per arrivare al
verismo e ad alcuni tratti dell'eroina pucciniana (più Butterfly che Mimì).
Si tratta forse del filone più fecondo del nostro melodramma, e lo psicologismo che lo
distingue sia dal Romanticismo "panico" e naturalistico di matrice germanica che dallo stesso
Romanticismo "corale" del Verdi "risorgimentale" è chiaramente originato dall'eroina
donizettiana, che dalla psicologia trarrà la forza della passione e l'estrema condanna della
malattia della psiche.
- Accenniamo ora ad alcuni tratti tipicamente romantici della Lucia.
Il celebre duetto Verranno a te sull'aure, unico momento d'amore non in absentia,
con la sua melodia spiegata, l'unisono tra soprano e tenore, gli slanci passionali che interrompono
il fluire ritmico, mette in evidenza come Donizetti abbia rinunciato alle complicazioni,
alle esibizioni di virtuosismo ed alla sovrabbondanza di melismi, che nella stessa Lucia
possiamo trovare nelle arie Quando rapita in estasi o Spargi d'amaro pianto,
per creare una melodia di purezza belliniana, ma di maggior spessore sinfonico-orchestrale
e vitalità ritmica.
Altro momento di immensa genialità si trova nel sestetto, in cui protagonisti e coro si
intrecciano ad una prorompente melodia degli archi, in una esplosione di empiti romantici che
ispirerà generazioni di compositori: "Chi per lei non è commosso ha di tigre in
petto il core", canta il coro in questo momento, e lo stesso possiamo dire per l'effetto
sull'uditorio di questo mirabile passo dell'opera.
La celebre scena della pazzia, a parte i virtuosismi vocali, presenta delle frasi modulanti dall'effetto
potentemente drammatico ed evocativo, come in "Il dolce suono mi colpì di sua voce" o nella
melodia che l'orchestra presenta quando Lucia crede di udire una musica muziale, continuamente
oscillante tra maggiore e minore per rendere il contrasto tra la realtà e ciò che Lucia
sta "vedendo" nella sua pazzia.
Infine, la struggente salita al La naturale eseguita dal tenore morente in
"bell'alma innamorata", già pienamente paragonabile al miglior Verdi, e che suggella
la stretta unione di amore e morte che costituisce la base dell'intera opera.
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